2017/08/04

Opinioni di un introverso

In sintesi ecco il mio problema e quello di molti altri introversi (credo). Io sono convinto che l'umanità in generale (me compreso) sia ancora oggi sostanzialmente malata di mente (vedi nota 1) e/o in uno stadio infantile. Faccio fatica a nascondere questa terribile idea, e cerco di condividerla con altri, ma siccome quelli che la pensano come me su questo punto sono rarissimi, diciamo l'1% della popolazione, sono costretto a nascondere la mia opinione per non offendere il 99% delle persone con cui mi capita di interagire, e a far finta di essere sano come loro credono di essere, altrimenti sarei considerato un imbecille e/o un arrogante. Questa finzione è per me stancante e stressante per cui non posso esercitarla per più di un certo tempo, dopodiché sento il bisogno di ritirarmi in solitudine per riposarmi.
Io sarei molto più socievole e passerei molto più tempo in compagnia di altre persone se potessi liberamente esprimere le mie idee sulla natura umana senza offendere, irritare o annoiare nessuno e senza essere preso per un imbecille o un arrogante, per cui devo rassegnarmi a brevi interazioni insincere con persone "normali" consolandomi con la compagnia letteraria dei grandi filosofi e psicologi che mi hanno insegnato e convinto che l'uomo è ancora malato di mente o in uno stadio infantile, nonostante il progresso scientifico e tecnologico.
Inutile dire che chi non è consapevole di essere malato difficilmente cercherà di curarsi, per cui parlare con malati che si credono sani è piuttosto limitativo oltre che difficile, sgradevole e ansiogeno, soprattutto perché devo evitare di esprimere, in linguaggio sia verbale che non verbale, cose che possano tradire ciò che penso del loro stato mentale.
Beh? Che ne pensate di questa analisi? Qualcuno di voi ci si ritrova?

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NOTA 1: Cerco di spiegare cosa intendo per malattia mentale.
La mente (e in essa includo psiche, ragione, coscienza, memoria, logica, intelligenza, inconscio, sistema nervoso, sentimenti, empatia, cognizioni, credenze ecc.) si è formata durante l'evoluzione della nostra specie come strumento adattativo, per risolvere i problemi e in tal modo aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza. Quindi una mente sana è quella che aiuta a star meglio possibile sia individualmente che come gruppo e specie, cioè fa quello per cui si è formata.
Ora, siccome la condizione dell'uomo sulla terra è ancora generalmente miserabile (basta pensare al tasso di povertà, alla schiavitù de facto, alle guerre, alle discordie, alle nevrosi e psicosi, alla solitudine, alle crisi economiche, al terrorismo, disperate migrazioni di massa ecc.) e in occidente stiamo diventando sempre più poveri e soli, e stiamo rischiando guerre nucleari, stiamo dilapidando irreversibilmente il pianeta e causando catastrofi ambientali, e non cerchiamo di cambiare rotta, e ognuno si aspetta che sia qualcun altro a risolvere i problemi personali e comuni, cosa che ovviamente non avviene, evidentemente non stiamo usando la mente per migliorare la situazione, ma la usiamo così male da stare sempre peggio ormai a livello planetario. La nostra mente è malata perché ci spinge a comportarci in modo da diminuire il nostro benessere anziché aumentarlo, e porterà prima o poi la nostra specie all'estinzione o a una decimazione, e comunque la renderà sempre più infelice e assurda, a meno che non ci curiamo in tempo.
Meno di un secolo fa il nazismo ha dimostrato con quanta facilità un intero popolo possa impazzire affascinato da uno psicopatico. Cose del genere possono ancora accadere perché quella pazzia non è stata ancora riconosciuta come tale. L'elezione di Trump è un altro sintomo di una follia diffusa.

8 commenti:

  1. Commento di Ivan P. (da Facebook):

    Secondo me dei bambini immaturi non possono essere definiti malati, il frutto acerbo non è malato, è solo in una fase della sua crescita (potrebbe anche non maturare mai e marcire prima).
    Da quel che leggo sembra tu sia in cerca di autenticità nelle persone e, tu stesso ti poni dicendo la verità di quel che pensi agli altri; a questo riguardo condivido una mia riflessione... “le persone non ti puniscono perché sei diverso da loro; ti fanno pagare a caro prezzo LA LIBERTÀ che ti prendi, nel momento in cui, ti prendi la briga di essere te stesso” … è la libertà che ha un costo, non la diversità di vedute. Nel momento in cui te lo permetti, tu esprimi potere.
    Secondo il mio parere l'essere umano è prima di tutto ignoranza, poi impotenza.
    L'ignoranza è di vitale importanza; se non ci fosse, non vi sarebbe nemmeno un “luogo” dove porre il sapere, infatti essa è all'origine.
    Il potere è strettamente connesso alla facoltà di essere liberi ed indipendenti, l'essere umano ne è bramoso... e di essere potente, si accontenta anche solo di averne la sensazione.
    Osservo l'intera razza umana come un individuo “in viaggio” alla scoperta di sé.
    Quello che fa, è rendere conosciuto lo sconosciuto (dentro e fuori di sè).
    Quelli che tu vedi malati io li vedo come bonsai, esseri potenzialmente ed originariamente liberi, ma costretti in un vasetto, potati ed ammaestrati, dipendenti da quel sorso d'acqua che ogni giorno gli viene dato. Tu sembri essere sfuggito in parte, da questo naturale controllo che chiamano educazione-addomesticazione.
    Concludendo,la fregatura maggiore di cerca la verità, è che spesso ed inconsapevolmente, cerca solo conferme, per nutrirsi dell'illusione di essere arrivato da qualche parte, quando probabilmente il fine del viaggio, è essere ovunque... questo lo dico per favorire il più possibile il DISTACCO, da convinzioni e credo, che spesso non sono altro che bisogni emotivi che ci ingabbiano ma che ci fanno sentire sicuri.
    Trump esprime brame di potere, lo hanno votato perché è un loro simile e vi si identificano, tutto qui.

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  2. Grazie Ivan. Penso che, da un punto di vista filosofico generale, la tua descrizione del problema, e della natura umana, sia buona e valida (o invalida) quanto la mia, e infatti la condivido. Tuttavia, da un punto di vista pragmatico, cioè di utilità per la risoluzione del problema stesso, trovo la mia descrizione più efficace e cercherò di spiegare perché. Prima però vorrei farti notare che io ho parlato di "malattia mentale" oppure "infantilismo", intendendo dire che entrambe le ipotesi sono valide, e tu mi sembra che propenda per la seconda, quindi non siamo molto distanti. D'altra parte l'infantilismo in un adulto è una sorta di malattia mentale.

    Non trovo nulla di sbagliato in quello che hai detto, ma in esso non vedo via d'uscita e trovo un pessimismo maggiore del mio, che potrebbe demotivarci nella ricerca di una soluzione.

    Vedere invece il problema in termini di malattia mentale ha, secondo me, diversi vantaggi:
    - è provocatorio, e sappiamo quanto l'umanità abbia bisogno di provacazioni per svegliarsi dalla sua inerzia mentale
    - è deresponsabilizzante, cioè non colpevolizza né insulta nessuno. Infatti non si può accusare un malato di essere tale, a meno che non abbia fatto delle scelte, consapevoli dei relativi rischi, che lo hanno portato ad ammalarsi
    - è responsabilizzante ma solo per quanto riguarda la responsabilità di curarci, ovvero di decidere se vogliamo curarci o no attraverso lo studio e/o la psicoterapia
    - è ottimista, perché mostra che una cura è possibile se la malattia viene riconosciuta, studiata, e viene messa in atto una terapia

    Da un punto di vista epistemologico, è discutibile se sia giusto parlare di malattia mentale, disturbo mentale, disagio mentale, errore mentale, sofferenza mentale, percezione corretta o sbagliata o quant'altro. Non credo esistano definizioni universalmente condivise, ma è indiscutibile che abbiamo ha a che fare con la mente, la sua struttura e il suo funzionamento più o meno virtuoso o vizioso, efficace o infefficace, funzionale o disfunzionale. Preferisco parlare di "malattia" mentale perché è un'espressione più provocatoria e decisa.

    Tornando al tuo commento, io non cerco autenticità nelle persone, ma intelligenza della propria condizione e di qualla altrui, ovvero conoscenza della natura umana, superando il senso comune in quanto "malato" o "infantile".

    E' anche vero, come si evince da quanto hai scritto, che chi ha rinunciato (seppure involontariamente) alla propria libertà invidia ed è ostile a chi invece non lo ha fatto, ma qui la questione non è se ci si vuole liberare o no, ma se si vuole guarire o no.

    In quanto all'ignoranza, è chiaro che è un grande problema, ma essa è tanto causa quanto effetto della "malattia" mentale, quindi affrontarla semplicemente con l'insegnamento non serve a molto se non si interviene sulla malattia e se non si insegna prima di tutto che siamo malati e come la malattia agisce, ovvero la natura della malattia stessa in termini neurologici e psico-logici.

    Per concludere, ti segnalo alcuni autori che hanno molto influenzato la mia idea di una generale malattia mentale: Alfred Korzybski, Gregory Bateson, Daniel Goleman, Edgar Morin, Luigi Anepeta, oltre che i classici Schopenhauer, Nietzsche, Freud ed Erich Fromm.

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  3. Commento di Luisa L.:

    Concordo sulla difficoltà di condivisione che favorisce l'introversione, anche se riuscire a sentirsi al di fuori del fenomeno, come osservatori, può aiutare a comprenderla meglio. Concordo meno su ciò che è definito come malattia: in realtà si tratta di normalità. Se cominciassimo a proporre una modifica della normalità, anziché la cura per la malattia che è, forse ci sarebbe maggior disponibilità a mettere in discussione le proprie normali nevrosi.

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  4. Grazie Luisa, d'accordo che la "malattia mentale" è oggi "normale", ma non possiamo proporre una modifica della normalità se non convinciamo gli interessati che questa normalità è malata, ovvero gravemente nociva per tutti. Se non vogliamo usare il termine di "malattia" quale altro termine secondo te potrebbe rendere l'idea di qualcosa di terribilmente nocivo che sta nella nostra mente? Vediamo quanto poco sul serio la gente prende le sue normali nevrosi e non credo che senza una posizione drastica e provocatoria il problema possa essere seriamente affrontato e tanto meno risolto. Se diciamo che siamo tutti un nevrotici, nessuno si preoccupa di superare la sua nevrosi, anzi, siamo tutti consolati dal fatto di non essere gli unici ad averla.

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  5. Commento di Luisa L.:

    Forse si dovrebbe cominciare dal valorizzare qualcosa di diverso da quel che si possiede. Le società consumistiche pongono l'accento su quel che si ha, sul "vale quel che costa, sul materialismo...inevitabilmente i tentativi di adattamento producono quel che conosciamo come normalità. Credo tocchi a ognuno di noi togliere valore a quelle che sono istanze dell'ego, favorendo una normalità diversa.

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  6. Luisa, hai ragione in teoria, ma all'atto pratico quello che dici non avviene, non è realistico. Ci vuole una rivoluzione intellettuale. Se aspetti che gli individui capiscano da soli e cambino il mondo agendo individualmente, aspetti in eterno.

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  7. Commento di Davide A.:

    L'umanità e qualcosa di molto inferiore e triste ...meriterebbe solo l'estinzione ...la terra e un posto di zombi di ignoranti di esseri senz'anima , di schifosi e potrei andare avanti per molto ancora ma mi fermo qua. Percio diciamo che sono d'accordo con te : l umanità nn solo e malata di mente ma è anche altro ancora...basta solo osservare le donne e gli uomini come "vivovo" nel loro quotidiano ...

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  8. Grazie Davide. Però la "umanità" non è tutta uguale, ma molto varia e variabile. cioè può evolvere, può migliorare. E in effetti è migliorata col tempo, ma non in modo sufficiente. Il problema oggi è che è rimasta troppo indietro rispetto al progresso tecnologico, per cui questo è ormai fuori controllo e quindi pericoloso come mai in passato..

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