2016/10/03

Amici, nemici, indifferenti - La valenza amicale

Nella mia mappa cognitivo-emotiva, ad ogni essere umano che conosco o che posso immaginare, è associata una valenza amicale cioè una quantità di amicizia o inimicizia. Un valore di valenza amicale pari a zero corrisponde ad una perfetta neutralità sentimentale, un valore positivo corrisponde ad un sentimento di amicizia e un valore negativo ad uno di inimicizia.

La valenza amicale non è fissa e può variare nel tempo e a seconda delle circostanze e delle esperienze. Essa è anche influenzata dalla percezione della valenza amicale altrui nei miei confronti.

Una valenza amicale negativa o neutra può essere espressa con maggiore o minore sincerità e può dare luogo a fenomeni psicoanalitici e psichiatrici come la rimozione, l'automistificazione e l'ansia, quando la ritengo "politicamente scorretta" o censurabile e temo che essa si riveli, scatenando una reazione indesiderata (di ostilità, indifferenza o minore amicizia) nelle persone oggetto di tale valenza e nei loro sostenitori.

Una valenza amicale positiva non comporta normalmente problemi di espressione o rivelazione, tranne nel caso in cui il mio grado di amicizia verso una persona, pur essendo positivo, è inferiore a quello da essa atteso.

In base a quali criteri si determina la mia valenza amicale verso una particolare persona? Credo, in base alla percezione della valenza amicale di quella persona verso di me, e di quanto quella persona possa essermi utile. Se infatti ritengo che la cooperazione con quella persona possa giovarmi nella realizzazione dei miei fini e percepisco un atteggiamento amichevole di quella persona verso di me, avrò verso di essa un atteggiamento amichevole, e viceversa. In altre parole, l'espressione di amicizia e disponibilità suscita sentimenti analoghi, come pure l'espressione di inimicizia e indisponibilità, dando luogo nel primo caso ad un circolo virtuoso, nel secondo ad uno vizioso.

In conclusione, la valenza amicale (mia e altrui) è spesso fonte di scontento e complicazioni nelle mie interazioni con gli altri e perciò oggetto di mistificazione esterna (ipocrisia) e interna (nevrosi).

Non è così anche per voi?

Vedi anche Teoria della mappa cognitivo-emotiva.

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Blog di Bruno Cancellieri