2015/12/31

Le feste come esami

Le feste sono anche esami. Attraverso l'impegno e il dispendio con cui una persona celebra una festa, viene misurata pubblicamente la sua appartenenza alla corrispondente comunità e la sua posizione di potere e prestigio all'interno di essa. Maggiore l'impegno, maggiore l'intregrazione; maggiore il dispendio, maggiore il prestigio. Chi non partecipa alla festa si esclude dalla rispettiva comunità, chi non lo fa con un dispendio adeguato dimostra di avere poco potere o prestigio al suo interno o di essere avaro, e quindi socialmente non attraente.

Il capodanno per Antonio Gramsci

[Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, "Avanti!", edizione torinese, rubrica "Sotto la Mole"]

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.

Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.

2015/12/30

A che servono le feste

L'esistenza di una comunità e l'appartenenza ad essa si manifestano attraverso la celebrazione dei riti che la caratterizzano. Le feste sono riti sociali tra i più importanti. Si celebrano per dimostrare (inconsciamente) a se stessi e agli altri di appartenere ad una comunità che celebra quel tipo di feste. Sono riti di appartenenza che rassicurano chi vi partecipa e chi guarda i partecipanti, perché una persona che non appartiene a nessuna comunità (ed è quindi moralmente libera) fa paura a tutti, anche alla persona stessa.
Siamo tutti terrorizzati o depressi all'idea di non appartenere a nessuna comunità.
Le feste sono anche una buona occasione per stare insieme e incontrare persone conosciute e sconosciute, cosa di cui ogni umano ha bisogno. Queste cose si potrebbero fare anche al di fuori di feste ma in tal caso sarebbero meno interessanti perché non avrebbero la funzione "comunizzante", la quale, infatti, richiede la manifestazione e il rispetto di un vincolo sociale.
Le feste sono anche esami. Attraverso l'impegno e il dispendio con cui una persona celebra una festa, viene misurata pubblicamente la sua appartenenza alla corrispondente comunità e la sua posizione di potere e il suo prestigio all'interno di essa. Maggiore l'impegno, maggiore l'intregrazione; maggiore il dispendio, maggiore il potere e il prestigio. Chi non partecipa alla festa si esclude dalla rispettiva comunità, chi non lo fa con un dispendio adeguato dimostra di avere poco potere o prestigio o di essere avaro, e quindi socialmente non attraente.
Le feste sono anche gare, dove si compete per mostre le proprie abilità nel parlare, nel danzare, nel vestire, nel suonare, nel cantare ecc. e dove si possono mettere in mostra i propri corpi, i propri abiti, i propri gioielli, le proprie ricchezze, i lussi che ci si può permettere, i propri gusti, la propria cultura, la propria conoscenza delle tradizioni della comunità e la propria conformità ad esse.

Ignoranza dell'uomo sull'uomo

Homo homini ignarus.

Zygmunt Bauman: From Privacy to Publicity

Per chi vuole capire dove sta andando l'umanità. Per riflettere sul nostro comportamento inconsapevole. Per sapere come internet ci sta trasformando.

Sulla malattia mentale

Non esiste una separazione tipologica tra i malati di mente e i sani di mente, ma un continuum tra il molto malato e il molto sano, e ogni essere umano si trova in un punto variabile, non misurabile oggettivamente, di questo continuum.

2015/12/29

A che serve l'albero di Natale

L'esistenza di una comunità e l'appartenenza ad essa si manifestano attraverso la celebrazione dei riti che la caratterizzano. L'albero di Natale è uno di essi. Lo si fa per dimostrare (inconsciamente) a se stessi e agli altri di appartenere ad una comunità che a Natale fa l'albero di Natale. È un rito di appartenenza che rassicura chi lo fa e chi lo guarda, perché una persona che non appartiene a nessuna comunità (ed è quindi moralmente libera) fa paura a tutti, anche alla persona stessa.
Siamo tutti terrorizzati o depressi all'idea di non appartenere a nessuna comunità.

Conoscere per interagire

Conoscere qualcuno (compreso sé stesso) significa conoscerne bisogni, desideri, paure, gusti, storia, interessi, piaceri, dolori, temperamento, carattere, abitudini, progetti, cultura, capacità, limiti, vincoli, impegni, libertà, tasti dolenti, rimozioni ecc.

Solo se abbiamo una buona conoscenza di noi stessi e di una data persona possiamo scegliere saggiamente se interagire con essa e in che modo, cioè cosa chiederle e cosa offrirle per una reciproca soddisfazione.

In altre parole, per un'interazione soddisfacente tra due persone è utile che ciascuna di esse abbiano una buona conoscenza di sé e dell'altra, manifesti le proprie esigenze e sia disposta a soddisfare quelle dell'altra.

Viva la libera immaginazione!

2015/12/27

Come (non) ottenere carezze e riconoscimenti

E' infantile pensare che per ottenere carezze e riconoscimenti occorra essere bravi e diligenti. Quello che conta, invece, è soddisfare i bisogni e i desideri degli altri, i quali, a differenza dei nostri genitori, sono spesso infastiditi dal fatto che uno sia più bravo e diligente di loro.

Bisogno di feedback

Qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo dà luogo, nel nostro inconscio, ad un immaginario feedback da parte di persone per noi importanti che abbiamo interiorizzato. Per questo tendiamo a fare, dire o pensare cose che possono ottenere un feedback positivo e ad evitare di fare, dire o pensare cose che possono ottenere un feedback negativo, indipendentemente dal loro valore intrinseco e oggettivo. L'aspettativa di un feedback positivo ci fa star bene, quella di un feedback negativo male. Inoltre abbiamo normalmente un bisogno di feedback così forte che preferiamo un feedback negativo a nessun feedback. Tutto questo avviene nel nostro inconscio senza che ce ne accorgiamo.

2015/12/25

Carezze e riconoscimenti

Abbiamo tutti bisogno di carezze e riconoscimenti sia fisici che metaforici, e allora non abbiamo paura di chiederli e di darli, e non solo a Natale. Vi accarezzo, vi riconosco e vi chiedo di accarezzarmi e riconoscermi quanto più spesso possibile, anche senza un'occasione particolare.

Consumismo e cultura

Il consumismo influenza anche il modo in cui la cultura viene vista e usata. Infatti oggi molti “consumano” la cultura nel senso che, il giorno dopo aver letto un libro o un articolo, lo ritengono superato, non più utile, e si apprestano a consumare altre novità. In altre parole, oggi per molti vale solo ciò che è attuale. Pochi leggono le opere letterarie e apprezzano l’arte del passato, come se non avessero più nulla di importante da dirci. Questo, secondo me, è dovuto a diversi fattori, tra i quali:
  • L’industria editoriale ha bisogno di incentivare l’acquisto di novità letterarie e giornali per assicurarsi un giro d’affari che sarebbe scarso se la gente leggesse preferibilmente opere del passato, poco costose e facilmente reperibili nel mercato dell’usato.
  • Le opere nuove hanno la presunzione di valere più di quelle che le hanno precedute. Questa presunzione si applica sia ai loro autori che ai loro lettori che, leggendo le novità, si illudono di diventare più colti, più informati, più saggi dei loro predecessori.
  • La mancanza di consenso riguardo al valore e all'importanza delle opere del passato, da parte delle autorità accademiche. In altre parole, manca una biblioteca essenziale universalmente riconosciuta, che stabilisca la relativa importanza di ciascuna opera del passato.
  • L’illusione che ciò che è nuovo sia più gradevole e divertente dell’antico
Risultato di questa tendenza è la pubblicazione di tante opere inutili, spesso minestre riscaldate di idee del passato, di valore più modesto di quelle da cui prendono ispirazione.

2015/12/24

La funzione del "like"

Non si può negare che un "like" faccia sempre piacere e tiri su il morale. E' piccolo segno di riconoscimento, anche se superficiale, effimero, di breve di durata e non impegnativo. Ci dice che, per un attimo, esistiamo per qualcuno. E' per questo che Facebook ha tanto successo.

La paura inconscia della libertà altrui

Una paura inconfessabile (e perciò inconscia) è presente più o meno in tutti gli umani: quella della libertà altrui. Essa si accompagna con la tendenza ad imporre agli altri la propria visione del mondo, la propria filosofia, la propria religione, la propria politica, le proprie gerarchie, le proprie aspetttive, il proprio stile di vita. Ciò avviene perché l'Uomo è un animale sociale competitivo ed usa le tradizioni (come le religioni), le ideologie, le leggi per limitare la competizione che, se lasciata libera, può essere spietata ed è perciò spaventosa. Da quando la libertà di pensiero e di espressione è ufficialmente diventata un diritto umano universale, il desiderio di limitare la libertà altrui non si è estinto, ma è stato rimosso nell'inconscio, da dove continua ad operare in forme mascherate, sublimate e mistificate.

2015/12/23

Esercizio psicoterapeutico

Guardare il giornale, la TV o le persone intorno a noi e fare una lista di tutte le cose che a quella persona potrebbero far piacere o alleviare le sofferenze, e che noi potremmo fare.

Le conseguenze delle tradizioni

Le tradizioni, come le religioni (che sono tradizioni per eccellenza), uniscono e dividono allo stesso tempo. Uniscono quelli che le seguono ma dividono questi da quelli che non le seguono.

Esigenze, emozioni, interazioni, responsabilità

Ogni umano è portatore di esigenze più o meno vitali (bisogni, desideri, capricci).

Le esigenze umane, per essere soddisfatte, hanno bisogno dell'interazione con altri umani.

Le emozioni (tra cui il piacere e il dolore) di un umano sono il riflesso della soddisfazione o insoddisfazione delle proprie esigenze.

Ogni umano ha la capacità, e la responsabilità, di soddisfare od ostacolare la soddisfazione delle esigenze di qualcun altro e di causare in tal modo le emozioni piacevoli o spiacevoli corrispondenti.

Ogni umano ha la capacità e la responsabilità di esprimere le proprie esigenze, chiedere agli altri aiuto per soddisfarle e offrire il proprio aiuto per soddisfare quelle altrui.

Quando un umano percepisce un altro umano, il primo cerca soprattutto di determinare in che misura il secondo può favorire od ostacolare la soddisfazione delle proprie esigenze. Più raramente cerca di determinare quali siano le esigenze del secondo e in quale misura egli potrà favorire od ostacolare la loro soddisfazione. I rapporti umani sarebbero molto più soddisfacenti per tutti se ognuno cercasse di conoscere le esigenze altrui.

2015/12/20

Il bene e il male delle feste

Le feste sono una occasione per stare insieme, per interagire, e quindi soddisfare il bisogno di appartenenza e di interazione sociale. A volte, però, una festa può essere opprimente se costringe a ripetere riti inutili e a conformarsi a certe mentalità. Ogni festa dovrebbe offrire spazi di libertà e creatività.

Sul riconoscere la superiorità altrui

La maggior parte della gente riconosce la superiorità di qualcuno solo se questa è stata ufficialmente riconosciuta da un'autorità istituzionale o dalla maggioranza della comunità di appartenenza. Per il resto, il più conosce il meno ma il meno non conosce il più. Conviene dunque nascondere le proprie superiorità a chi non sa o non vuole riconoscerle. Infatti a nessuno piace sentirsi inferiore ad altri.

Perché mi sento solo

Perché mi sento sono solo? Perché mi sento incompreso, anzi, malinteso. In questo non credo di essere solo.

Il rischio della virtù

La parola "virtù" è per molti obsoleta, specialmente per quanto riguarda l'etica e l'intelletto. Le persone che cercano di essere più virtuose sono sempre meno e viste con fastidio o sospetto dai più. Cercare di essere virtuosi viene spesso percepito come cercare morbosamente di superare gli altri, mentre il vero virtuoso cerca di superare solo sé stesso. Non è colpa sua se, cercando di superare se stesso, supera involontariamente qualcun altro, ma ciò non gli viene perdonato dalle persone superate. Pochi pensano che il perseguimento delle virtù possa essere un bisogno sano e una fonte di piacere. Perciò al virtuoso conviene nascondere le proprie virtù a coloro che non le sopportano. In questo modo ridurrà il rischio di essere considerato presuntuoso, arrogante, saccente, narcisista, represso, nevrotico, rigido, giudicante, troppo severo ed esigente con sé stesso e gli altri, ecc.

2015/12/19

A che serve la psicologia

La psicologia dovrebbe servire a capire se stessi e gli altri e a demistificare le motivazioni dei comportamenti propri e altrui. Purtroppo di psicologie ce ne sono tante e spesso si ignorano o disprezzano a vicenda. Quelle che considero più utili ci insegnano a non fidarci di nessuno, nemmeno di noi stessi quando cerchiamo di giustificare le nostre azioni e inazioni.

2015/12/18

Uso della psicologia da parte di non psicologi: rischi ed effetti collaterali

Prima di entrare nell'argomento è utile che io dica alcune cose su di me. Non sono laureato e l'unico mio titolo di studio è un diploma di scuola media superiore con specializzazione in elettronica ed energia nucleare ottenuto col minimo dei voti. Le mie conoscenze di psicologia e di altre scienze umane e sociali (filosofia, sociologia, neuroscienze ecc) sono autodidattiche, frammentarie, parziali e in molti casi ottenute attraverso fonti enciclopediche e citazioni anziché dalla lettura diretta dei vari autori. Ciò nonostante, ho scritto un saggio di psicologia ("Psicologia dei bisogni e della resistenza al cambiamento"), ho inventato un nuovo tipo di psicoterapia ("Psicoterapia sinottica") e, spesso e volentieri, esprimo le mie idee sui fatti umani in generale e su quelli dei miei interlocutori, usando concetti presi dalla letteratura psicologica e umanistica, e, più raramente, miei originali.

Farmaci e droghe costituiti da parole

Particolari combinazioni di parole possono agire sulla psiche come farmaci psicotropi e droghe, causando cambiamenti temporanei e permanenti.

2015/12/17

Demistificare le scienze umane e sociali – Elogio del "pick and mix" culturale

A differenza delle scienze naturali, caratterizzate da una sistematicità e un generale consenso da parte degli scienziati di tutto il mondo, le discipline umane e sociali (filosofia, sociologia, psicologia, antropologia ecc.) sono un caos di opinioni e posizioni settarie, arbitrarie spesso astruse, che obbligano chi vorrebbe acquisire una sufficiente conoscenza dell'Uomo a districarsi in una confusione di proposte difficili persino da reperire e classificare, oltre che da decifrare, anche a causa della mancanza di un vocabolario universalmente accettato.

2015/12/16

La società perfetta

La società perfetta è quella in cui ognuno è aiutato dagli altri a soddisfare i propri bisogni primari.

2015/12/15

Le stanze della conoscenza dell'Uomo

Ogni autore di scienze umane e sociali che ho incontrato nella mia strada vorrebbe far credere di aver trovato la chiave, la vera e unica chiave, per la comprensione della natura umana, spesso dicendo le stesse cose dette da autori che lo hanno preceduto, ma usando un diverso vocabolario, a volte più complicato e difficile. E' un peccato di presunzione molto umano e diffuso anche tra i non intellettuali. In realtà ogni chiave apre la porta di una stanza in cui sono presenti alcuni aspetti dell'umanità. Se vogliamo capirci qualcosa dobbiamo perciò usare il maggior numero possibile di chiavi e aprire il maggior numero possibile di stanze, sapendo che, in ogni caso, non avremo una conoscenza completa di ciò che siamo.

2015/12/14

Circoli virtuosi e viziosi

Ciò che penso dell'altro determina ciò che l'altro pensa di me, e ciò che l'altro pensa di me determina ciò che penso dell'altro. Sono circoli che possono essere virtuosi o viziosi.

2015/12/12

Religione per atei

Sulla religione la penso come il filosofo Alain de Botton, un ateo molto interessato alle religioni e apprezzatore di molti loro aspetti. Infatti penso che le religioni hanno molto da insegnarci, non solo nel male, ma anche nel bene. Purtroppo penso che molti atei hanno idee molto pià drastiche e riduttive sulla religione. Vi consiglio vivamente di ascoltare la sua conferenza "Relgione per atei", che ho trovato brillante, ironica, umoristica, acuta e illuminante, scardinatrice di tanti inutili luoghi comuni e pregiudizi. Questo è il nuovo umanesimo di cui abbiamo urgente bisogno prima che l'umanità si disintegri completamente.

2015/12/08

Sull'immacolata concezione

La maggioranza (anzi la quasi totalità) dei cattolici pensa erroneamente che l'immacolata concezione si riferisce alla concezione di Cristo in verginità. Invece si riferisce al fatto che la Madonna, secondo il dogma proclamato nel 1854, sarebbe l'unico essere umano ad essere nato senza peccato originale. Bell'esempio di privilegi e favoritismi tra parenti.

Non capisco che bisogno c'era di un tale dogma, ma ognuno ha i suoi limiti.

Per fortuna, essendo ateo (anche se battezzato) non sono tenuto a credere a questo né agli altri dogmi sulla logica e la giustizia divina. Così non devo nemmeno fare violenza al mio buon senso e alla mia ragione.

2015/12/06

Importanza del plurale

Quando parliamo, usiamo troppo spesso il singolare al posto del plurale. Infatti diciamo più spesso amore che amori, religione che religioni, cultura che culture, potere che poteri, bellezza che bellezze, istinto che istinti e quando si usano certe parole come libertà, o salute, si intende più il significato al singolare che al plurale.

Lo stesso vale per le discipline di studio umane, come la filosofia, la psicologia, la sociologia, la storia, l'economia, la politica, la letteratura ecc. come se esistesse una sola filosofia, una sola psicologia, una sola storia, una sola letteratura ecc.

La realtà è tuttavia plurale, e quando si parla al singolare si intende solo una piccola parte di essa, un suo aspetto tra tanti altri. Inoltre, parlando al singolare astratto si generalizza e le generalizzazioni sono spesso improprie ed erronee.

Faremmo bene quindi a parlare più spesso di filosofie, psicologie, storie, religioni, libertà (al plurale), ecc. per non dimenticare la pluralità della realtà e delle visioni del mondo, e ricordarci che nessuno possiede la verità nella sua interezza.

2015/12/04

Cos'è un essere umano?

Per renderci conto del caos e dell'ignoranza che regnano nella conoscenza delle cose più importanti per l'Uomo, proviamo a chiedere a filosofi, psicologi, antropologi, medici, religiosi e gente comune: "cos'è un essere umano?". Non troveremo due risposte uguali, ma un'enorme varietà di risposte, più o meno semplici o complesse, comprensibili o astruse e molti ammetteranno di non avere una risposta. Per me un essere umano è un essere capace di chiedersi cosa sia e incapace di rispondere a tale domanda in modo chiaro, oggettivo e condiviso dalla maggior parte dei suoi simili.

2015/12/02

I cinque assiomi della comunicazione umana (da Paul Watzlawick)

  1. Non si può non comunicare
  2. Nella comunicazione occorre distinguere i contenuti dagli scopi relazionali
  3. La punteggiatura nella comunicazione (cioè dove si pone il punto di inizio dello scambio) determina la percezione dei rapporti di causa-effetto
  4. La comunicazione può essere analogica (non-verbale) o numerica (verbale)
  5. Nella comunicazione il rapporto può essere simmetrico (le parti si considerano pari) o complementare (una delle parti considera l'altra inferiore o superiore)

2015/12/01

Gli italiani e il rispetto per i luoghi pubblici

"Osservando sul luogo le magnifiche costruzioni che quell' uomo creò [il Palladio], e vedendole lordate dai bassi e triviali bisogni degli uomini, vedendo di quanto i progetti sopravanzassero per lo più le forze degli esecutori materiali, e come questi splendidi monumenti di un elevato spirito umano mal si adattino alla vita comune, non si può non pensare che lo stesso avviene per ogni cosa; poca gratitudine si ottiene infatti dagli uomini quando si cerca di innalzare le loro intime esigenze, di dar loro una grande idea di se stessi, di farli capaci della bellezza di un'esistenza autentica e nobile. Ma se li si incanta con le frottole perché possano tirare avanti giorno per giorno, se insomma li si peggiora, allora si è ben accetti; e perciò la nuova epoca si diletta di tante scipitaggini. Dico questo non per denigrare i miei amici; dico solo che gli uomini sono così e che non c'è da mervigliarsi se tutto va come va'" . [Johann Wolfgang Goethe da "Viaggio in Italia"]

Blog di Bruno Cancellieri